Eclissi
- Beatrice Benzoni

- 7 nov 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 10 nov 2022
Scorre le foto e vede lui. Le labbra sono carnose, gli occhi sono grandi.
Assomiglia incredibilmente a Giacomo, il suo primo immenso amore.
Giacomo l’aveva incontrato per la prima volta una sera da Blockbuster, mentre era con Luca, di cui Giacomo era un vecchio amico.
L’aveva visto e se ne era innamorata subito, di botto. Colpo di fulmine.
Si era detta “io devo stare con quest’uomo”.
Non, io voglio. IO DEVO.
Perchè spesso i passaggi evolutivi quando sono inconsci non prevedono scelta.
Lui sembrava allo stesso modo sul pezzo e confuso. Velocissimo, distante. Incapace di fermarsi. Aveva con sé un trolley, che dopo essersi presentato, stava abbandonando nella videoteca.
La erre moscia, un'energia frizzante e uno sguardo smarrito e languido che non si posava mai abbastanza su ciò che vedeva.
Giacomo era caldo/freddo proprio come suo padre. Non era raggiungibile.
Non c’era.
Ed era per questo che lei DOVEVA averlo.
Nel suo sogno inconsapevole di bambina c’era la certezza che quest’uomo inafferrabile, lei l’avrebbe fermato e sarebbe riuscita finalmente ad essere vista e a sentirsi amata.
A tutti i costi desiderava il suo sguardo. La posta in gioco era una sfida, un risarcimento, una vittoria che la vita le doveva.. e una frase dietro la loro storia d’amore "papà guardami".
Ma non aveva funzionato o almeno non come lei avrebbe voluto..
Erano stati insieme e le farfalle popolavano il suo corpo ma poi si erano lasciati.
E il grande dolore era arrivato alla pelle. Non si poteva ignorare.
Eppure lei ancora non aveva compreso che quel tormento le parlava di un complesso di Elettra duro a risolversi.
Ma era stato fatto un pezzo. Quella sofferenza così acuta l’aveva obbligata a scegliere una strada sua, a farsi forza e a smettere, almeno per un po’, di dipendere dallo sguardo di un uomo.
Molti anni dopo però era arrivata quella foto, quella somiglianza, a risvegliare la sfida.
Poi questo sosia, su cui proiettare le fattezze di un papà distratto e poco comunicativo, aveva appena partecipato a un ritiro buddista in Francia e lei era buddista. E oltre a ciò, dopo pochi messaggi, era venuto fuori che il papà di questo ragazzo era morto nel 2012, e nel 2012 era morta anche la madre di lei.
Erano tutti SEGNI.
Segni di un amore grande. Indissolubile. Estatico. Ideale.
Così era ricominciata la tortura della crescita.
Non le era piaciuto il primo bacio e poi era andata in modo strano. Lui l’aveva come braccata per baciarla.
Ma perché ascoltare il corpo e le sensazioni?
È normale, non ci si incastra subito. Ci vuole un po’ per conoscersi.
Mettiamo via. Chiudiamo nei cassetti le saputelle e blaterine sensazioni. Noiose.
Sempre lì a guastare le favole.
In ogni modo sono stati insieme abbastanza.
Lei era molto infelice: cercava con grande impegno di essere la compagna perfetta, snaturandosi ogni giorno un po' di più.
Lui chissà: alla fine aveva altre cose che gli riempivano la vita.
Comunque un giorno lei lo porta al tempio buddista, perché vuole che lui diventi buddista. Non le basta il ritiro estivo.
Che ce ne facciamo di un ritiro di 3 settimane? Il lavoro deve essere costante.
Beh quel giorno magico e benedetto avevano recitato il mantra della felicità per più di un’ora, insieme a tanta altra gente. Poi lei, nel negozio del centro, aveva acquistato 7 copie di un libro da regalare agli amici. Libro preferito che raccontava di un uomo qualunque che un giorno prende in mano la propria vita disastrata e decide di farne un capolavoro.
Più tardi erano andati a fare un giro e a fare un aperitivo e a cena con un sacco di persone che lei conosceva poco. Una giornata piena, meravigliosa, a fare cose insieme e ad amarsi tantissimo..
..ma lui, durante la cena, aveva cambiato la foto profilo di Facebook..
Dramma
Erano arrivati un sacco di like e un sacco di commenti.
Di donne.
Tante donne che le avrebbero portato via il SUO uomo.
Quel suo uomo che non metteva mai confini e non parlava mai chiaro della sua situazione sentimentale perché “finché lui non tradiva era pulito. Non era sua responsabilità ciò che facevano o gli dicevano le donne.”
Lui faceva di tutto per piacere a tutti. Lei faceva di tutto per piacere a lui.
Ma quella sera qualcosa era andato storto.
Il dolore era tornato travestito da Demone. L’ombra si stava illuminando.
Lei era diventata fredda. Gli occhi saette, ma aveva smesso di guardarlo e lui aveva capito e si era incazzato come una bestia silente.
Le aveva dato della psicopatica ed erano andati via dal ristorante senza parlarsi.
Trovare parcheggio sembrava impossibile ma dopo mezz’ora, quando la tensione ormai sfondava la barriera del suono, si era palesato un posto libero e mentre lei faceva marcia indietro un tipo ci si era infilato dall’altro lato.
Francesco si era messo a ridere. Lei era uscita dalla macchina per urlare a questo di levarsi e questo, comodo nel parcheggio rubato, l’aveva insultata. Francesco ancora aveva quel sorriso del cazzo impresso sul volto. Un ghigno.
Era guerra.
Arrivati davanti a casa di lei, lui le aveva comunicato che sarebbe tornato a Firenze, perché lei era pazza.
Non non ne voleva parlare. Non voleva litigare. Non voleva affrontare la cosa. Non c’era niente da affrontare, lei era pazza e lui sano di mente.
Ancora, come suo padre, se ne andava. Occupando tanto, troppo, spazio.
Come se ne andava via la domenica per tornare nella sua città e ritornare il weekend a stare sempre distante in questa storia a distanza dove potersi vivere per finta. E infatti poi quando si sono vissuti per davvero durante un viaggio di 3 settimane, una volta tornati, hanno deciso di non rivedersi mai più.
Si sono rincontrati solo nei sogni da elaborare e citati nelle sedute di terapia per andare a guarire quella feritona di bambini soli.
Beh, tornando a quella sera, l’indifferenza per lei era insopportabile così l’aveva provocato e lui l’aveva sbattuta contro il portone e poi preda del senso di colpa per aver avuto una reazione emotiva e pure violenta era tornato alla sua faccia di gesso, ovviamente chiedendole scusa per quel gesto. Perché lui era un bravo ragazzo, lui era sano di mente. Lei era pazza e l’aveva fatto impazzire.
E così lei, nell’androne del condominio, prima di aprigli la porta che gli avrebbe permesso di recuperare i suoi 4 stracci per telare via, gli aveva scaraventato addosso i 7 libri buddisti per la pace del mondo e dell’animo umano, ma lui (bastardo) li aveva schivati, diversamente dal vetro del passaggio che conduceva alle scale, che non poteva fare altro che fracassarsi in mille pezzi davanti ai suoi occhi sconvolti, testimoniando per l’ennesima volta che il campo parla sempre di ciò che c’è dentro e come uno specchio ci rimanda a noi, a veder la bellezza o il frastuono.

Il titolo del libro era “il Budda nello specchio”



Commenti