Dipendenza e Amore
- Beatrice Benzoni

- 30 ago 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 13 nov 2022

Vengo chiamata da mio Nonno Roberto.
Dalla sua foto mi guarda
È beato
E mi spinge a fidarmi.
Sono andata a visitarli tutti oggi alla tomba di famiglia
Scopro che nel mio albero genealogico due bambini sono morti presto.
La statua sulla loro tomba è bellissima. Un angelo suona un violino.
C'è una piuma accanto.
Ma al centro si erge una statua di Gesù Cristo legato con una corda di spine. Sofferente in un doloroso sacrificio a ricordare un messaggio che non ha mai voluto dare.
Quel messaggio frainteso della colpa da cui è necessario liberarsi.
La vita è simbolo costante
Quando dici “l’ho fatto per te” ecco questo non è amore.
Non è amore quando compiaci.
Non è amore se sei più attento ad essere gentile che a ciò che davvero vuoi e senti.
Non è amore un’operazione commerciale. Nè una dimostrazione.
È amore quando ti doni. Quando lo scambio è autentico e niente si aspetta di ritrovare.
È amore se provi ad ascoltare. Se ti fermi e respiri.
Non è amore la vendetta, il ricatto, il recriminare.
Non è amore il piedistallo su cui mi metti, né la melodia che sento quando mi guardi come fossi un angelo. Questo suono è l’ultimo strascico di un eco di me bambina che chiede di essere vista, guardata, scelta, innalzata in quegli anni in cui sì, doveva essere così.
Eppure in quegli anni non è accaduto ed è proprio la mancanza di uno sguardo innamorato che mi ha spinto poi, da grande, ad affondare le mani nella terra e scavare nel profondo per ritrovare le mie radici, pulirle, annusarle, sporcarmi, restare un po’ giù nello spavento e ritornare su. Assieme ai miei avi che tifavano per me, affinché rischiassi di essere una vergogna per la tradizione, per nulla solidale agli automatismi di chi mi ha generata.
Ma il canto delle sirene resta sempre affascinante.
Sempre ma un po’ meno e sempre ma ancora un po’ meno. E diventa poi qualcosa che so che mi prende, mi aggancia. Qualcosa che conosco bene.
Una mia vulnerabilità che mi ricorda la mia storia e ciò che ne sto facendo.
La madre nutre, è sempre presente per il suo bambino. La madre ama incondizionatamente, dicono. La madre è una Dea e come ogni dea va adorata.
Ma il bambino a un certo punto non la trova più. Forse la madre è andata a farsi una doccia?
“Madre come ti permetti di essere così Umana, io sono tuo figlio e dipendo dalla tua presenza.”
Questo bimbo ha tutte le ragioni del mondo, perché se la sua figura d'attaccamento non c'è per troppo tempo muore e lui non sa se o quando tornerà. Semplicemente in quel momento non c'è.
"Se la mamma non torna immediatamente e non mi da ciò di cui ho bisogno muoio".
È questo ciò che sente: una fortissima minaccia alla sua sopravvivenza.
Allora si incazza, urla, strepita oppure non parla più, smette di piangere e accumula dentro tormento. Si difende come può da questa paura lacerante. La punisce e la richiama a sé come riesce e come gli conviene, perché questo terrore gli sia un po’ più tollerabile.
Ed ecco che quegli occhioni innamorati diventano tempesta.
Accade spesso che un uomo non si sia fatto carico dell’affrontare in un luogo diverso dalla relazione di coppia il dolore che ha vissuto nell’assenza della madre.
Accade che spesso una donna non sia stata riempita dallo sguardo del padre e cerchi quel padre in un compagno da adulta.
Abbiamo quindi due bambini che provano a stare insieme chiedendo all’altro di essere quel genitore tanto sognato e idealizzato.
C’è un preciso accordo tra quest’uomo e questa donna ma non sempre entrambi ne fanno tesoro.
L’accordo c’è anche tra quel bambino e quel genitore.
Cosa faranno i nostri eroi che si sono dati appuntamento sulla terra per incontrarsi?
Andranno avanti a difendersi, pretendere e accusare o si spoglieranno della disperazione affrontandola?
Abbiamo il compito di guarire la ferita di abbandono pagando qualcuno che ci aiuti a farlo.
Ogni nostra dipendenza ci parla di una mancanza d’amore genitoriale.
È un buco nero che niente e nessuno potrà riempire al posto nostro.
O ne prendiamo atto o ne prendiamo atto.
Ciao Nonno è stato bello incontrarti oggi.
Mi fido di ciò che ho lasciato accadere.
Non sono stata educata, sono stata me.
E ora ho una pepita d’oro nella tasca sinistra della giacca.



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